La definizione del sé avviene attraverso un processo di analisi, di profonda introspezione e in battuta di riconoscimentoe può durare una vita. Ciò non basta, tutto è in relazione all’altro da sé. La comparazione, il parallelismo e la competizione delinea concretamente gli oggetti, le persone e le identità e ne assegna un valore.
L’eccellenza è un verdetto. Noi italiani ne siamo stati condannati a vita.
Ci sono mille modi di affrontare le sfide, c’è chi da il massimo ogni giorno in preda all’incertezza dell’esito. Vincere o perdere è un orizzonte ignoto. C’è invece chi le sfide le vince per natura. Essere italiani significa avere la vittoria impressa nel proprio Dna, nel proprio destino. Quello di ribaltare il corso e le regole di un mondo o di un mercato e dettarne delle proprie all’insegna dell’originalità, dell’estro, coniugando il tutto con il concetto di bello in cui siamo immersi sin dalla nascita.
Declinare questi concetti al mondo della moda è una sfida ardua, velleitaria, che ha impagnato tanti sino ad oggi, ma che non ci ha ancora permesso di riconoscerci. Decostruire e riformulare l’idea di comunicazione di un brand, ridefinire i modelli e le figure di riferimento, non in base alla mera estetica, che è affetta da relativismo, ma guardare alla storia, all’incontrovertibile, perché ormai impresso in un tempo immutabile. Ridare un senso all’individuo nato in questa terra, ma non per questo frutto del caso meritevole di per se di essere chiamato italiano.